Le città etrusche
- Rossana

- 16 giu
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 16 lug
Le città etrusche, come quelle romane in seguito,
si svilupparono in due modi principali:
per accrescimento o per nuova fondazione.

Sviluppo per Accrescimento
Questo metodo, il più antico e diffuso, si verificava principalmente nell'Etruria propria (Toscana, Umbria e Lazio).
Qui, gli insediamenti villanoviani preesistenti si ingrandivano gradualmente, spesso fondendosi tra loro (sinecismo), fino a formare città estese.
Queste città erano in realtà insiemi di più villaggi, con ampi spazi aperti al loro interno e cinte murarie aggiunte solo in un secondo momento.
La crescita era spontanea, senza una pianificazione urbanistica, il che portava a strade e abitazioni disposte in modo irregolare.
A causa della loro continua occupazione nel tempo, i resti di molte di queste città, come Pisa, Volterra, Arezzo, Cortona, Perugia, Chiusi e Orvieto, sono oggi molto scarsi, essendosi perse le tracce delle loro origini etrusche.
La situazione è leggermente migliore nell'Etruria meridionale (Caere, Tarquinia, Vulci, Veio), dove i nuovi insediamenti medievali e moderni sorsero nelle vicinanze, ma non esattamente sopra,
i siti etruschi.
Sviluppo per Nuova Fondazione
Questa modalità è tipica delle città più recenti, fondate in territori appena conquistati (principalmente in Campania, Emilia-Romagna e nella Pianura Padana).
Queste città venivano costruite da zero in luoghi privi di insediamenti precedenti di rilievo.
Solo in questi casi si può parlare di una vera e propria urbanistica etrusca, caratterizzata da una progettazione preventiva, spesso ispirata ai modelli urbanistici greci di Ippodamo di Mileto.
Due esempi significativi di città a nuova fondazione sono:
Marzabotto: considerata la città etrusca di nuova fondazione più importante e meglio conservata, risalente alla fine del VI secolo a.C.
Si estendeva per circa 25 ettari, con un impianto urbano regolare caratterizzato da tre grandi assi stradali paralleli che intersecavano un cardo orientato Nord-Sud.
Questa disposizione creava otto quartieri principali, ciascuno contenente insulae (isolati rettangolari) con abitazioni collettive di grandi dimensioni, organizzate attorno a un cortile interno con pozzo.
Capua: anche a Capua, colonia etrusca in Campania, si ritrova un impianto urbanistico a scacchiera ortogonale, pur essendo un insediamento urbano già esistente dal IX secolo a.C., la sua fisionomia definita con un circuito murario quadrangolare e un'area vastissima (oltre 200 ettari) si ebbe solo a partire dagli inizi del V secolo a.C.
La presenza di questi modelli urbanistici greci in aree geograficamente distanti dimostra la loro ampia diffusione e successo nella penisola italiana fino all'epoca romana.



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