La Polis
- Rossana
- 12 ore fa
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Ripercorriamo l'affascinante nascita e evoluzione della polis greca, modello urbano che ha gettato le basi della civiltà occidentale.
Dal graduale processo di formazione di queste città-stato, dalle loro prime manifestazioni primitive come Smirne, caratterizzate da abitazioni semplici e una nascente piazza del mercato, fino all'emergere di strutture urbanistiche più organizzate e pianificate, come dimostrato dalla ricca colonia di Akragas (Agrigento) con la sua distintiva pianta a scacchiera.

Nascita e evoluzione della polis greca
Un processo graduale iniziato intorno all'VIII secolo a.C. e durato circa tre secoli:
la polis era un organismo complesso che univa la comunità di persone (legate da relazioni economiche, politiche e sociali) con la città fisica (edifici e infrastrutture).
La mancanza di resti significativi delle prime fasi si spiega con il continuo rinnovamento e sovrapposizione edilizia.
L'archeologia, tuttavia, aiuta a ricostruire l'organizzazione di queste antiche città, cruciali per la formazione del concetto di vita civile occidentale.
Smirne: polis greca primitiva
Smirne, una delle prime colonie greche in Asia Minore, offre un esempio dell'assetto urbano del tardo VII secolo a.C.
La città, di forma tondeggiante, era cinta da mura in pietra con torrioni. Le abitazioni erano disposte regolarmente lungo vie parallele, interrotte solo da una piazza del mercato vicino a una delle porte, precursore dell'agorà.
Le abitazioni erano semplici, spesso a un unico vano di forma ovale (3-5 metri), con pareti in mattoni di fango e tetti a due falde di paglia/canne.
Anche le case più grandi, a partire dal VII secolo a.C., mostravano una grande semplicità, riflettendo una società dai costumi austeri che vedeva la casa come un riparo essenziale.
Akragas (Agrigento)
Nella seconda metà del VI secolo a.C., i modelli urbanistici greci divennero più definiti, anche grazie a influenze vicino-orientali.
Akragas (l'odierna Agrigento), una ricca colonia siceliota, è un esempio significativo di questa evoluzione: presentava una regolare strutturazione a scacchiera ortogonale per la città, che era organizzata intorno a cinque o sei grandi strade parallele orientate est-ovest, intersecate da una fitta rete di vie minori perpendicolari.
Questo sistema creava lotti edificati lunghi e di larghezza costante (30-35 metri), che si adattavano perfettamente all'ambiente naturale irregolare tra il mare e i rilievi collinari della Rupe Atenea.
Questo esempio mostra una chiara pianificazione urbana, anticipando le grandi teorizzazioni del secolo successivo.
La nascita dell'urbanistica classica greca
L'Età Classica (V secolo a.C.) segna un'epoca di grande fioritura culturale in Grecia, che porta anche a importanti riflessioni sulla forma e l'organizzazione della città (polis).
Con l'aumento dell'importanza dell'artigianato e del commercio, la polis, intesa come libera aggregazione di uomini e interessi, necessita di una struttura urbanistica più complessa e specializzata.
È a Mileto, una ricca colonia in Asia Minore e centro di grande vitalità culturale (patria di Talete, Anassimandro, Anassimene), che si pongono le basi per l'urbanistica antica.
A questa città è spesso associato il nome di Ippodamo, architetto e urbanista che visse tra la fine del VI e la seconda metà del V secolo a.C.
A Ippodamo viene attribuita l'elaborazione di un modello di polis ideale in cui i diecimila abitanti erano divisi in tre classi (agricoltori, artigiani, soldati).
Questa tripartizione si rifletteva nell'organizzazione funzionale e fisica della città, divisa in tre aree:
Sacra: per templi e amministrazione religiosa.
Pubblica: per attività commerciali, politiche, ricreative e culturali.
Privata: per la residenza dei cittadini.
L'applicazione pratica di questo modello prevedeva una maglia a scacchiera ortogonale, già sperimentata in Babilonia e ad Agrigento. Sebbene gli studi più recenti ridimensionino il suo ruolo di "inventore", Ippodamo fu probabilmente il primo a definire un insieme di regole progettuali già diffuse, basate sulla "divisione regolare della città".
Questa si realizzava con strade longitudinali (spesso nord-sud) che intersecavano ortogonalmente vie trasversali, creando isolati rettangolari.
L'innovazione era la flessibilità di questa suddivisione: le maglie potevano variare in lunghezza per adattarsi al terreno, sviluppando la città in armonia con il territorio naturale senza grandi opere di scavo o terrapieni. Anche le mura di fortificazione seguivano l'andamento del terreno.
Esempi di Applicazione: Il Pireo e Mileto
Sebbene molte città fossero tradizionalmente attribuite a Ippodamo (Mileto, Turii, Rodi), oggi si è più concordi nell'attribuirgli la risistemazione del Pireo, il porto di Atene.
Iniziata da Temistocle intorno al 493-492 a.C. e proseguita da Pericle, il Pireo fu trasformato in una città satellite collegata ad Atene dalle Lunghe Mura.
La maglia ortogonale, pur con pochi resti, si sviluppava assecondando il terreno e le coste. Qui, Ippodamo definì tre aree funzionali distinte:
Commerciale: affacciata sul porto del Cantaro, con magazzini e mercato.
Pubblica: con l'agorà e edifici sacri.
Militare: con i porti di Zea e Munichia e un arsenale.
Anche se non fu progettata direttamente da Ippodamo, Mileto (ricostruita dal 479 a.C. dopo la distruzione persiana) riflette al meglio la sua ideologia. Aveva una chiara struttura a scacchiera ortogonale, con tre grandi arterie principali e vie minori che scandivano la polis in isolati di dimensioni diverse a causa del promontorio.
La città era divisa in tre vasti quartieri residenziali. Il punto di snodo era una vasta area a forma di "elle" con l'agorà settentrionale e meridionale, spazi pubblici e importanti santuari come l'Athenàion e il Delphìnion.
In conclusione, la principale innovazione dell'urbanistica ippodamea fu la sovrapposizione di zone funzionali specifiche (politiche, commerciali, religiose) su una scacchiera ortogonale, apparentemente indifferenziata. Questo modello ebbe un'influenza duratura per molti secoli.
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