Museo egizio di Torino
- Rossana

- 15 giu
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 16 lug
Il museo egizio di Torino, il più importante in Italia e il secondo al mondo per la sua collezione d'arte egizia dopo quello del Cairo, ha una storia ricca e affascinante.

Il museo è ospitato nel Palazzo dell'Accademia delle Scienze,
un imponente edificio seicentesco progettato da Guarino Guarini e completato da Michelangelo Garove.
Inizialmente, il palazzo fu sede del Collegio dei Nobili, solo a partire dal 1783, alcuni suoi locali furono destinati all'Accademia delle Scienze, fondata nel 1757.
Il destino museale arrivò nel 1824, quando il re sabaudo Carlo Felice vi collocò la vasta collezione (oltre 5200 pezzi) acquistata dall'archeologo piemontese Bernardino Drovetti, ex console generale di Francia in Egitto.
L'acquisizione della collezione Drovetti, per la quale lo Stato piemontese stanziò ben 400 mila lire, costituì il nucleo iniziale del museo.
La spedizione napoleonica in Egitto del 1798 scatenò un'intensa "corsa ai reperti egizi" in Europa, alimentando il collezionismo ma anche il saccheggio di rovine da parte di avventurieri senza scrupoli.
Il Regio Museo di Antichità ed Egizio fu inaugurato ufficialmente nel 1832.
Inizialmente visto come una raccolta di "curiosità" a causa della scarsa conoscenza dell'epoca sulla civiltà egizia, tra il 1852 e il 1855 la collezione fu stabilmente aperta al pubblico e venne realizzato il primo catalogo illustrato.
Nel 1880, il museo passò sotto l'amministrazione del Regno d'Italia.
Negli anni successivi, le collezioni si arricchirono grazie a nuove donazioni da Casa Savoia e, soprattutto, dai preziosi ritrovamenti delle campagne di scavo condotte direttamente in Egitto tra il 1900 e il 1920 dall'allora direttore e insigne egittologo Ernesto Schiaparelli.
Dopo la seconda guerra mondiale, la collezione continuò a crescere con nuovi doni e acquisti.
Un momento significativo fu l'aggiunta, nel 1966, dell'intero tempio rupestre di Ellesìja (circa 1430 a.C.), donato dal governo egiziano come segno di gratitudine per il contributo di Torino e del suo museo al colossale spostamento dei templi di Abu Simbel.
Negli ultimi anni, il museo egizio è stato interamente ristrutturato e riordinato per dare una collocazione più logica e degna agli oltre 30.000 reperti.
Il progetto ha considerato non solo l'aspetto critico e scientifico, ma anche quello espositivo, con percorsi scenografici e giochi di luci suggestivi, e l'aspetto didattico, con la creazione di itinerari virtuali e tattili per i visitatori con problemi di vista.



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