La nascita della letteratura in volgare in Francia
- Rossana

- 17 giu
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Aggiornamento: 28 lug
Tra l'XI e il XII secolo, in Francia, emerge una ricca letteratura in volgare.

Nel nord, in lingua d'oïl, fiorisce una nuova epica, le Chanson de geste.
La più famosa, la Chanson de Roland, incarna i valori eroici e religiosi della cavalleria, esaltando la figura di Orlando come difensore dell'Occidente contro l'Islam.
Queste canzoni celebravano il valore militare della classe feudale e cavalleresca, rappresentando antichi guerrieri franchi come modelli di eroismo e dando vita a cicli narrativi incentrati su figure nobili come Guglielmo d'Orange, ma anche su baroni ribelli e le crociate.
La Chiesa, nel frattempo, aveva conferito ai cavalieri uno status istituzionale, obbligandoli a seguire un codice d'onore che prevedeva la protezione dei deboli e la difesa della religione.
Il genere che maggiormente caratterizza la letteratura d'oïl è il romanzo, così chiamato perché scritto in lingua romanza (volgare).
A differenza dell'epica, il romanzo narra avventure di singoli individui o piccoli gruppi di cavalieri, mescolando elementi storici e meravigliosi, spesso con le imprese più nobili compiute per amore di una donna.
Con lo sviluppo dei romanzi in prosa, il termine passò a indicare ogni narrazione di ampia misura.
Il pubblico cercava nei romanzi modelli di comportamento cortese.
Il concetto di corte (dal latino curtis e curia) designava l'ambiente aristocratico che circondava il signore.
L'aggettivo cortese (e il sostantivo cortesia) si riferiva originariamente a chi si comportava secondo i valori nobiliari di questo ambiente, per poi svincolarsi e indicare genericamente eleganza e buone maniere.
In opposizione, il termine villano identificava il mondo contadino.
La cortesia divenne un segno di distinzione individuale, potendo essere adottata anche da ambienti borghesi.
I romanzi esaltavano la fedeltà al proprio destino e il piacere dell'avventura.
Il romanzo medievale spaziava dai romanzi mitologici, che attualizzavano storie antiche adattandole alla realtà feudale, al ciclo bretone, incentrato sul leggendario Re Artù e i cavalieri della Tavola Rotonda.
Chrétien de Troyes fu il maggiore esponente di questo ciclo, che comprendeva anche la storia di Tristano e Isotta, definendo il concetto di amore cortese.
L'amore cortese e la lirica provenzale
L'amore cortese rappresenta una nuova immagine della femminilità, dove la comunicazione con la donna ha un valore superiore al possesso fisico.
È un amore che si pone al di fuori delle regole sociali e del matrimonio, spesso rivolto a donne già legate ad altri, e si vive in situazioni proibite.
È una forza assoluta e totalizzante, che trova giustificazione in sé stessa e spesso culmina nella morte, come nel caso di Tristano e Isotta.
Questo modello, che anticipa l'amore romantico, implica una distinzione tra gli amanti capaci di viverlo pienamente e il resto della società.
Trattati come il De amore di Andrea Cappellano e la Storia delle mie disgrazie di Pietro Abelardo contribuirono a diffondere questa concezione.
La lirica provenzale, fiorita nelle corti della Provenza e della Francia meridionale tra la fine dell'XI e l'inizio del XIII secolo, fu prodotta dai Trovatori.
Il termine "trobar" (comporre, inventare) sottolinea la matrice musicale di questa poesia.
I trovatori, di varia estrazione sociale, furono i primi a creare un grande codice della poesia d'amore, dando voce alla passione e al desiderio individuale.
Guglielmo IX d'Aquitania è considerato il primo trovatore. I trovatori componevano i testi e li musicavano, e le loro poesie circolavano oralmente grazie ai giullari, che fungevano da esecutori di testi d'autore.
La poesia, affidata alla voce e al canto, prendeva forma come spettacolo. I canzonieri, le Vidas (vite degli autori) e le Razos (spiegazioni dei componimenti) contribuirono alla loro diffusione.
Il modello dell'amore cortese domina la poesia trobadorica:
il trovatore esalta la donna (spesso una signora feudale) ponendosi in una posizione di vassallo, pronto a servirla in modo assoluto e disinteressato, nonostante la distanza e l'irraggiungibilità della donna stessa. La poesia analizza gli effetti contraddittori di questa passione, che è al tempo stesso godimento e sofferenza.
Non mancano tuttavia motivi non amorosi, come riflessioni morali e politiche, o descrizioni di amori libertini e comici. Tra i trovatori prediletti da Dante spiccano Arnaut Daniel, Bertran de Born e Guiraut de Bornhelh.
La crociata contro gli albigesi (1208-1229) portò alla caduta del sistema feudale provenzale, spingendo molti poeti a emigrare verso l'Italia settentrionale e la Spagna.
Tuttavia, i modelli della lirica provenzale si diffusero ampiamente, influenzando la poesia dei trovieri in lingua d'oïl e dei minnesänger in Germania, gettando le basi della lirica moderna con l'uso sistematico della rima e l'invenzione della sestina.
Accanto a questi generi, in Francia si sviluppò una letteratura didattica e morale in volgare, come i Bestiari (che simboleggiavano i comportamenti umani attraverso gli animali) e il Roman de la Rose, un vasto poema allegorico che narra un cammino simbolico di conoscenza e desiderio.
La letteratura comica fiorì con il Roman de Renart, un ciclo di narrazioni satiriche in versi con animali antropomorfi, e i Fabliaux, brevi racconti pungenti che esploravano con realismo situazioni paradossali e la fisicità del corpo.
Il ritardo italiano nella letteratura volgare e l'influenza francese
L'Italia, a differenza della Francia, ha vissuto un "ritardo" nella formazione di una letteratura volgare.
Le classi cittadine erano assorbite dalla lotta politica, sviluppando una cultura giuridica e amministrativa che non favoriva la letteratura.
Inoltre, il peso della cultura ufficiale, che diffidava dei generi popolari, e la mancanza di una vera coscienza nazionale che potesse accogliere nuovi elementi culturali, contribuirono a questa situazione.
Nonostante ciò, la letteratura francese ebbe un notevole successo in Italia, grazie alla circolazione dei testi e agli stretti rapporti culturali, politici e commerciali con la Francia.
Nell'XI secolo, la conquista normanna favorì lo scambio culturale nell'Italia meridionale e in Sicilia, dove la lingua d'oïl fu usata nelle corti normanne per tutto il XII secolo.
Nel XIII secolo, numerosi scrittori italiani si cimentarono con la lingua d'oïl, tra cui Brunetto Latini con il suo Tresor, Martin da Canal e Marco Polo.
La letteratura provenzale si diffuse in Italia settentrionale a causa della crisi delle corti occitane all'inizio del '200.
Le corti del Monferrato, dei Malaspina (Genova), degli Estensi e dei da Romano (Veneto) ambirono a creare una raffinata cultura cortese.
Il primo grande trovatore a soggiornare in Italia fu Raimbaut de Vaqueiras, il cui contrasto Donna, tanto vos ai preiada è un esempio precoce dell'uso letterario del volgare italiano in chiave comica e parodica.
Tra gli altri trovatori presenti in Italia vi furono Peire Vidal e Uc de Saint Circ.
Si formò anche una schiera di trovatori italiani che scrivevano in provenzale, come Pier de la Cavarna e il celebre Sordello da Goito, nobile minore e giullare, la cui poesia, pur seguendo i modelli provenzali, si distingueva per tensione eroica e vigore polemico, come nel celebre compianto per Blacatz.
La poesia volgare arcaica e la letteratura religiosa
Le prime espressioni di poesia popolare in volgare in Italia sono molto antiche, spesso legate alla produzione giullaresca e caratterizzate da una metrica irregolare (versi asillabici o anisosillabici).
Dalla fine del XII secolo, emergono i primi testi italiani con fini artistici, riconducibili a due filoni principali: uno politico, legato alle rivalità comunali (Toscana e Nord Italia), e uno religioso, con epicentro nei monasteri benedettini tra Montecassino e l'Umbria.
Questi primi tentativi, chiamati Ritmi, sono anonimi e strutturati in "lasse" (porzioni di testo con numero variabile di versi), testimonianza di un'oralità diffusa (es. Ritmo laurenziano).
La produzione monastica benedettina, spesso opera di giullari o monaci esperti, mirava a diffondere tematiche morali e religiose in forme popolari (Ritmo cassinese, Ritmo su sant’Alessio). I memoriali bolognesi contengono anche componimenti popolari con tracce di moduli giullareschi e provenzali/siciliani.
Nel Duecento, il Cristianesimo divenne una forza rigeneratrice, spingendo a una maggiore integrazione tra il messaggio evangelico e la vita quotidiana, specialmente negli strati urbani della società.
Tuttavia, questa spinta si scontrò con i poteri costituiti e con la Chiesa ufficiale, spesso esprimendosi in forme di eresia (come quella dei Valdesi e dei Catari).
La risposta della Chiesa fu spietata, con persecuzioni, la Crociata contro gli Albigesi e l'istituzione del Tribunale dell'Inquisizione (1233).
Allo stesso tempo, la Chiesa cercò di riassorbire le spinte di rinnovamento attraverso la nascita degli ordini mendicanti:
i domenicani (frati predicatori) e i francescani (frati minori).
I domenicani si concentrarono sulla predicazione e sulla lotta all'eresia, mentre i francescani, più vicini alla religiosità delle masse, seguirono l'esempio del loro fondatore, San Francesco d'Assisi.
Francesco, con il suo rifiuto del benessere e l'affermazione della povertà, l'aspirazione alla pace e l'umiliazione di sé, divenne un modello di vita cristiana.
A lui si attribuisce il Cantico delle creature (1224), il primo testo in volgare di alto valore poetico di autore noto.
Scritto in volgare umbro, è una preghiera a Dio attraverso la lode delle creature e il riconoscimento della morte, caratterizzato da un linguaggio diretto e semplice ma culturalmente ricco di echi biblici e francesi.
La letteratura francescana e la predicazione
La letteratura francescana è tutta volta a rievocare la vita e l'opera di San Francesco, promuovendo il misticismo come percorso ascetico verso l'identificazione con Cristo.
La predicazione fu uno strumento essenziale per gli ordini mendicanti. I domenicani furono maestri di tecniche oratorie, usando sermoni in volgare e exempla (brevi narrazioni edificanti) per catturare l'attenzione dei fedeli. Tra i maggiori predicatori francescani spicca Sant'Antonio di Padova.
Figure di spicco della cultura francescana furono Bonaventura da Bagnoregio, che inserì il pensiero francescano nella filosofia scolastica, e Jacopone da Todi. Jacopone da Todi, frate laico e spirituale, è celebre per le sue Laude, che si diffusero in numerosi laudari. La sua religiosità, segnata dal conflitto con le gerarchie ecclesiastiche, affermava la negatività del mondo e descriveva vizi e peccati con crudo realismo e forza satirica, usando un dialetto umbro arricchito da latinismi. La sua poesia è densa di fratture sintattiche e contrasti, esprimendo l'ineffabilità dell'amore divino.
Nel Trecento, il mito del rinnovamento radicale della società cristiana si trasformò nel desiderio di rinascita del mondo antico, anticipando l'Umanesimo. La letteratura religiosa del '300 produsse numerosi volgarizzamenti di testi latini (vite dei santi, opere di devozione) per un pubblico più ampio, semplificando la materia religiosa.
Esempi notevoli sono i Fioretti di San Francesco.
I domenicani continuarono a rafforzare il loro rapporto con la religiosità laica attraverso la predicazione, come testimoniato dalle trascrizioni delle prediche di Giordano da Pisa. Altri importanti scrittori domenicani furono Domenico Cavalca con le sue Vite dei Santi Padri e Jacopo Passavanti con lo Specchio della vera penitenza, opere che, pur semplificando, dimostrano un attento controllo stilistico e una profonda capacità di creare pathos attraverso gli exempla.
Infine, la vita e l'opera di Santa Caterina da Siena esemplificano la complessità della religiosità trecentesca. Il suo Epistolario e il Libro della divina dottrina mostrano un impegno religioso totale intrecciato con le tensioni politiche e sociali.
La sua prosa, sebbene spesso mediata da voci maschili, esprime una spiritualità profonda, che si manifesta nel desiderio di consumarsi nel sangue di Cristo e di trasformare la violenza del mondo in immagine del divino.
Una delle sue lettere più intense narra l'assistenza a un giovane condannato a morte, un testo di sorprendente impatto nella letteratura italiana.


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