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Il sostantivo

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    Rossana
  • 24 juil.
  • 7 min de lecture

Il sostantivo

Il sostantivo è una delle due parti fondamentali del discorso (insieme al verbo) e designa esseri animati, oggetti o concetti astratti a cui attribuiamo una "sostanza".


Il sostantivo


Morfologicamente, il sostantivo è una parte variabile del discorso, modificandosi in base a:

  • genere grammaticale: Ogni sostantivo è o maschile o femminile (es. il padre, la madre).

  • numero: Ogni sostantivo ha, di norma, una forma singolare e una plurale (es. il padre, i padri).


Sintatticamente, il sostantivo può assumere diverse funzioni all'interno della frase:

 soggetto (L'amico mi saluta), elemento del predicato (Giorgio è un amico), predicativo (Giorgio è diventato un amico), complemento diretto o oggetto (Vedo l'amico), o complemento indiretto (Passeggio con l'amico).


A livello semantico, il testo introduce diverse distinzioni:


  • nomi comuni e propri:


    I nomi comuni (o appellativi) indicano in senso generico persone, animali, oggetti o rappresentazioni mentali (es. uomo, cane, sasso, giustizia). Tra questi, si distinguono i nomi astratti (concetti che derivano dall'astrazione, es. giustizia, bontà) e concreti


    I nomi propri indicano una singola persona o essere animato nella sua individualità (es. Pietro, il cane Fido), una comunità (nomi etnici come gli Italiani), esseri o astrazioni personificate (es. Giove, la Giustizia), o luoghi specifici (es. Roma, Monte Bianco)


  • valore proprio e traslato: Un sostantivo può avere un significato proprio (letterale, es. braccio come arto) o un valore figurato, o traslato/metaforico (es. braccio di mare)


  • omonimi, sinonimi, varianti:

    omonimi: Parole identiche nella forma (omòfone e omògrafe) ma diverse per origine e significato (es. riso come risata e riso come cereale).

    sinonimi: Parole diverse nella forma ma di significato uguale o simile (es. rumore, fracasso).

    varianti: Parole con tema e significato identici ma forme differenziate (es. scudiere, scudiero).


  • origine e derivazione:

    ereditate (o di tradizione popolare): Parole latine che hanno continuato l'uso senza interruzioni (es. sole, uomo).

    dotte: Parole reintrodotte dal latino in un certo momento della storia della lingua (es. astro, giustizia).

    prestiti: Parole prese da lingue straniere ma adattate all'italiano (es. guerra, caffè).

    forestierismi (o parole straniere): Parole da altre lingue che mantengono la forma originale (es. tram, computer). Include anche latinismi e grecismi non adattati.

    neologismi: Parole "nuove", introdotte di recente e talvolta non ancora stabilmente accettate.


Il genere

In italiano, ogni sostantivo è o maschile o femminile.


Il genere di un sostantivo si deduce solitamente dall'articolo o dalla desinenza:


  • sostantivi in -a: Prevalentemente femminili (es. la rosa), ma ci sono maschili, spesso di origine dotta (es. il poeta, il problema). Alcuni in -ista e -cida possono essere sia maschili che femminili (es. l'artista). Alcuni femminili in -a possono indicare persone di sesso opposto (es. la guida)

  • sostantivi in -o: Quasi tutti maschili (es. il capo), tranne alcune eccezioni come la mano, l'eco e neologismi abbreviati (es. la moto). Alcuni maschili in -o indicano solo donne nel contesto musicale (es. il soprano)

  • sostantivi in -e: Possono essere maschili o femminili, con imprevedibilità (es. il padre, la madre, il colle, la valle). Alcuni suffissi determinano il genere (es. maschili in -ale, femminili in -aggine)

  • sostantivi monosillabici in vocale: Hanno genere variabile (es. il dì, la gru)

  • sostantivi accentati sulla vocale finale: Molti sono femminili astratti in -tà, -tù (es. la bontà); altri sono maschili (es. il caffè, il lunedì)

  • sostantivi in -i: Molti sono femminili di origine greca (es. la crisi, l'ipnosi); alcuni sono maschili (es. l'alibi, il taxi)

  • sostantivi in consonante: Prevalentemente parole straniere o onomatopee, più spesso maschili (es. il clic, il computer)



L'italiano, come le altre lingue romanze, ha semplificato il sistema del latino, che aveva anche il neutro. Lingue come il greco, il tedesco e il russo mantengono i tre generi. L'inglese ha eliminato il genere per sostantivi e aggettivi. La categoria del genere, a differenza del numero, non deriva da necessità logiche ma risponde all'esigenza di classificare e dare ordine alle cose.


Genere comune: Sostantivi con una forma unica che può essere maschile o femminile (es. il nipote / la nipote, l'artista).


Genere promiscuo: Nomi di animali con una forma unica (maschile o femminile) che si riferisce indifferentemente a entrambi i sessi (es. il leopardo intende sia il maschio che la femmina). Per specificare, si usano locuzioni (es. la scimmia maschio).


Altre opposizioni Maschile ~ Femminile

Esistono coppie di sostantivi con lo stesso tema e origine che presentano un'opposizione di maschile a femminile senza rapporto con il genere naturale, ma con differenziazione di significato (es. il pesco / la pesca, il buco / la buca).


Dubbi Linguistici


  • Nomi geografici: Nomi di città sono femminili (es. Roma è bella); per Stati, regioni, isole, prevale la desinenza -a o -o. Per fiumi, laghi, mari, monti, prevale il maschile, ma ci sono eccezioni.


  • Parole straniere: Il genere in italiano di norma rispecchia quello della lingua d'origine, se presente (il neutro passa al maschile). Per l'inglese, che non ha genere grammaticale, l'esito normale è il maschile. Alcune parole straniere possono assumere il genere di un equivalente italiano (es. la leadership per "la guida"). Si tende a mantenere il genere originale per forestierismi non adattati.


  • Sigle: Prendono il genere grammaticale del sostantivo che regge il sintagma da cui deriva la sigla (es. la CISL perché "Confederazione" è femminile).


Il numero (singolare e plurale)

La maggior parte dei sostantivi forma il plurale modificando la desinenza; in altri casi, rimane invariato.


Plurale dei femminili in -a

Generalmente formano il plurale in -e (es. la rosa / le rose). Ci sono regole specifiche per le desinenze che terminano in fonemi velari o palatali (es. foca / foche, camicia / camicie, lancia / lance). Alcune eccezioni sono l'ala / le ali e l'arma / le armi.


Plurale dei maschili in -a e in -o

  • Maschili in -a: Plurale in -i (es. il poeta / i poeti).

  • Maschili in -o: Plurale in -i (es. il capo / i capi).


    • Nomi in -io: Il plurale è in -i (es. il granaio / i granai, il bacio / i baci). Si discute sull'opportunità di scrivere -ii per evitare confusioni con altri plurali.

    • Nomi in -co, -go: Il plurale può essere in -chi/-ghi (se la vocale precedente è tonica, es. baco / bachi) o -ci/-gi (se la vocale precedente è atona, es. amico / amici). Esistono casi con entrambe le soluzioni.


  • Formazioni anomale: l'uomo / gli uomini, il dio / gli dei, il semidio / i semidei.


Plurale dei maschili e femminili in -e

Il plurale è in -i (es. il cane / i cani, la rupe / le rupi). Eccezione: il bue / i buoi. I sostantivi in -ie sono pochi, spesso femminili, e possono avere plurali regolari (es. la moglie / le mogli) o rimanere invariati.


Il Plurale Invariato

Rimangono invariati al plurale i sostantivi:

  • monosillabici in vocale (es. il re / i re).

  • accentuati sulla vocale finale (es. la verità / le verità, il caffè / i caffè).

  • terminanti in -i (es. la crisi / le crisi).

  • Monosillabici e plurisillabici in consonante (e stranieri in generale) (es. il gas / i gas, il computer / i computer).

    Anche alcuni maschili in -a (es. i boia) e neologismi femminili in -o (es. le moto) sono invariati.

    La pluralità in questi casi è indicata da altri elementi della frase (articolo, aggettivo, verbo).


Il plurale delle parole straniere

I sostantivi stranieri definitivamente assimilati rimangono invariati al plurale (es. i bar, gli sport). Per quelli ancora sentiti come tali, l'uso oscilla tra l'invariabilità e il plurale della lingua d'origine, ma è necessario conoscerne le regole specifiche. Anche latinismi e grecismi non adattati rimangono invariati.


Particolarità

  • Cambiamento di genere nel plurale: Alcuni sostantivi maschili in -o diventano femminili al plurale in -a (es. il miglio / le miglia, l'uovo / le uova). Al contrario, l'eco (femminile) diventa maschile al plurale (gli echi).

  • Sostantivi con due plurali: Circa trenta maschili in -o hanno un plurale regolare in -i e un altro in -a (femminile), spesso con differenziazione di significato (es. il braccio / i bracci (di una macchina), le braccia (del corpo)).

  • Nomi difettivi: Sostantivi che si usano prevalentemente al singolare (es. universo, miele) o prevalentemente/esclusivamente al plurale (es. le forbici, gli occhiali). L'uso al singolare è raro e specifico.


Il plurale dei sostantivi composti

La formazione del plurale nei sostantivi composti può presentare diverse difficoltà e oscillazioni nell'uso. Per capire come si forma, è necessario considerare i due elementi che compongono la parola. In generale, il plurale può formarsi modificando solo la desinenza del secondo elemento, modificando entrambi gli elementi, oppure rimanendo invariato.

Di seguito, un riepilogo delle norme e delle particolarità, suddivise per tipo di composizione:


Sostantivo + Sostantivo

La norma è che il secondo elemento cambia la desinenza al plurale:

  • arcobaleno → arcobaleni

  • maremoto → maremoti

  • ferrovia → ferrovie

  • banconota → banconote

  • madreperla → madriperla

  • cavolfiore → cavolfiori

  • cassaforte → casseforti

  • caposaldo → capisaldi

  • terracotta → terrecotte

  • bassorilievo → bassorilievi

  • francobollo → francobolli

  • malumore → malumori

  • grancassa → grancasse




  • Rimangono invariati: carovita, crocevia, maniscalco (maschili con il secondo elemento femminile), e cruciverba.


  • I composti con capo + sostantivo:

    Pochi seguono la norma (es. capogiro → capogiri).

    La maggior parte, e tutti quelli con secondo elemento femminile, modificano capo (es. capofamiglia → capifamiglia).

    Per alcuni c'è alternativa (es. capocuoco → capocuochi o capicuochi).

    I composti femminili con capo restano invariati (es. la caposala → le caposala).

  • Pellerossa fa pellirosse o, invariato, pellerossa.

  • Altopiano e bassopiano fanno sia altopiani/bassopiani che altipiani/bassipiani.

  • Altoforno fa altoforni (raro altiforni).

  • Mezzobusto fa mezzibusti (raro mezzobusti).

  • Sono invariabili: purosangue, sempreverdi.


Tema Verbale + Sostantivo

  1. Se il sostantivo è singolare maschile: Il plurale modifica la desinenza del sostantivo.

    battibecco → battibecchi

    grattacapo → grattacapi

    grattacielo → grattacieli

    parafulmine → parafulmini


    Plurale invariato per: parasole, perdigiorno, spartitraffico, tritaghiaccio.


  2. Se il sostantivo è singolare femminile o plurale (maschile o femminile): Il plurale è sempre invariato.

    il cavalcavia → i cavalcavia

    il parabrezza → i parabrezza

    il battipanni → i battipanni

    il paracadute → i paracadute


    Si noti però il cambiamento per: gli asciugamani, i battimani, i baciamano (o baciamani), i cacciaviti, i salvagenti.


Tema Verbale + Tema Verbale

Il plurale è sempre invariato.

  • il dormiveglia → i dormiveglia

  • il toccasana → i toccasana


Avverbio o Preposizione + Sostantivo

  1. Se il composto è dello stesso genere del sostantivo: Il sostantivo modifica la desinenza al plurale.

    il benpensante → i benpensanti

    il sottopassaggio → i sottopassaggi

    la retroguardia → le retroguardie


  2. Se il composto è maschile e il sostantivo è femminile: Il plurale è invariato.

    il retroterra → i retroterra

    il sottocoda → i sottocoda


    Si noti però: il (la) senzatetto → i (le) senzatetto; il (la) fuoricorso → i (le) fuoricorso.


Il vocabolario fornisce informazioni morfologiche sintetiche, e imparare a consultarlo per la formazione del plurale dei composti può essere molto utile per risolvere i dubbi.

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