Dante Alighieri
- Rossana
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Riassunto completo della vita e delle opere di Dante Alighieri.
Testo di riferimento Storia della letteratura italiana di Giulio Ferroni.

L'opera di Dante Alighieri è vista come una fondazione di un nuovo mondo letterario e linguistico. La sua forza innovatrice si manifesta in diversi aspetti:
la lingua italiana viene utilizzata con diversi livelli stilistici, dimostrando una versatilità inedita.
la sua poesia è profondamente consapevole della realtà, esprimendo un'esigenza di verità e giustizia, e denunciando le contraddizioni della società medievale.
La Vita di Dante
La famiglia e il matrimonio
Nato a Firenze nel 1265 con il nome di Durante, Dante apparteneva a una famiglia della piccola nobiltà guelfa. Il padre era Alighiero, mentre la madre, Donna Bella, morì presto.
La famiglia vantava un antenato illustre, Cacciaguida, cavaliere e crociato.
Nel 1285, Dante sposò Gemma di Manetto Donati, da cui ebbe tre o quattro figli, in seguito a un contratto familiare.
La formazione
La sua prima educazione si basò sulla grammatica, ma Dante mostrò presto interesse per la letteratura classica e romanza.
Fondamentale fu l'insegnamento di Brunetto Latini, che gli trasmise l'attenzione alla retorica e la coscienza del valore politico dell'impegno culturale.
Altrettanto importante fu il rapporto con Guido Cavalcanti, suo primo amico e compagno nella poesia amorosa dello Stil Novo.
Beatrice
L'incontro con Beatrice (identificata con Bice di Folco Portinari, sposata con Simone de' Bardi e morta nel giugno 1290) fu cruciale. Per Dante, Beatrice non è solo una figura ideale, ma una donna realmente vissuta che incarna un valore supremo, specchio del suo desiderio di giustizia e verità.
Il suo amore per Beatrice è il fulcro della sua prima opera maggiore, la Vita Nuova. Dopo la morte di Beatrice, Dante approfondì gli studi teologici e filosofici.
Le imprese militari
In quanto nobile, Dante partecipò a spedizioni militari contro Arezzo e Pisa.
Fu anche tra i cavalieri che accompagnarono Carlo Martello, figlio di Carlo II d'Angiò, evento ricordato nei canti VIII e IX del Paradiso.
Attività politica
Inizialmente escluso dalle cariche pubbliche, Dante poté entrare in politica dal 1295 iscrivendosi alla corporazione dei medici e degli speziali.
Assunse incarichi pubblici importanti, facendo parte del Consiglio dei Trentasei del Capitano del Popolo e del Consiglio dei Cento.
A Firenze, la classe dirigente guelfa si divise in:
Bianchi: guidati dai Cerchi, favorevoli all'autonomia politica.
Neri: capeggiati dai Donati, legati al papa da interessi mercantili.
Dante si schierò con i Bianchi, mantenendo una posizione moderata. Quando lo scontro si inasprì, con tensioni tra Papa Bonifacio VIII e il governo fiorentino dei Bianchi, Dante fu eletto tra i sei Priori (la suprema magistratura del Comune). In questa carica, agì con imparzialità, condannando al confino gli estremisti di entrambe le fazioni, incluso Guido Cavalcanti, per difendere l'autonomia di Firenze dalle ingerenze papali e angioine.
Fu probabilmente inviato come ambasciatore a Roma per tentare di placare il papa.
Esilio
Nel 1301, mentre Dante era assente da Firenze, le truppe angioine di Carlo di Valois entrarono in città, destituirono il governo bianco e richiamarono i Neri.
Nel 1302, Dante fu condannato all'esclusione da ogni carica e a due anni di confino per falsificazione e baratteria.
Non presentandosi, fu condannato a morte in contumacia.
Iniziò così il suo lungo esilio, segnato da difficoltà materiali e spostamenti continui.
Trovò ospitalità presso diverse corti e signori (Forlì, Verona, Marca Trevigiana, Lunigiana). Sono di questi anni il De Vulgari Eloquentia e l'Inferno.
Dante si allontanò dagli altri fuoriusciti che cercavano soluzioni militari.
L'elezione di Arrigo VII di Lussemburgo (1308) a imperatore e la sua discesa in Italia riaccesero in Dante la speranza di un nuovo ordine universale di giustizia e pace, con la fine delle lotte intestine e la liberazione di Firenze.
Tuttavia, i Guelfi si opposero ad Arrigo VII, e le speranze di Dante crollarono con la sua improvvisa morte nel 1313.
Dante si recò a Verona, sotto la protezione di Cangrande della Scala, dove lavorò alla stesura del Paradiso (il Purgatorio era già concluso) e della Monarchia.
Dopo una sconfitta subita da Firenze, la condanna a morte contro Dante e i suoi figli fu ribadita. Dante si stabilì infine a Ravenna, presso Guido Novello da Polenta, dove trovò un ambiente di studiosi.
Morì di febbre il 14 settembre 1321 e fu sepolto nella chiesa di San Francesco a Ravenna.
La prima attività poetica
Fin dalle sue prime prove, Dante rivelò una passione sperimentale, non seguendo un unico modello stilistico ma adottando modi di scrittura diversificati e cercando un contatto con situazioni concrete. Tra le sue prime opere si annoverano il Fiore e il Detto d'Amore, due poemetti allegorico-didattici che sono rifacimenti di parti del Roman de la Rose.Le Rime di Dante: Sperimentazione e Innovazione Lirica
La produzione delle "Rime" di Dante Alighieri mostra una straordinaria forza innovativa nella lirica amorosa. A differenza degli autori duecenteschi, Dante non si limita a formule stereotipate, ma adotta una disposizione sperimentale, esplorando diversi stili e cercando sempre un contatto con la realtà concreta.
Composte nell'arco di vent'anni e non raccolte in un volume unitario (eccetto quelle della Vita Nuova), le Rime attingono dalla tradizione lirica cortese (provenzale, siciliana, toscana, in particolare Guittone), ma la rivoluzionano attraverso l'influenza di Guinizzelli e Cavalcanti, e nuove sperimentazioni personali.
Possono essere suddivise in diverse categorie:
Rime d'Argomento Amoroso
Queste rime riprendono i motivi cavalcantiani dell'amore doloroso, dove il rapporto è un contrasto tra desiderio e privazione della donna. Tuttavia, vi è un maggiore spazio per l'intelletto. L'io poetico è al centro della scena, proiettando il suo dramma interiore attraverso un dialogo con sé stesso. Il sentimento amoroso, concepito come ineffabile, è espresso tramite l'analisi delle reazioni che provoca nel "cor gentile", arricchendo il vocabolario e il patrimonio linguistico della poesia dantesca.
"Guido, i' vorrei": Un sonetto dedicato a Guido Cavalcanti (presente anche nella Vita Nuova) con schema cavalcantiano. Coinvolge anche Lapo Gianni e le loro amiche. L'amica di Dante non è Beatrice, ma la "donna-schermo". Il sonetto, definito un "plazer provenzale" (un genere che elencava situazioni gradevoli), è un'evasione immaginaria, con allusioni a figure come il mago Merlino.
"I' mi son": Poesia dedicata a una "pargoletta", identificata con la "donna gentile" che Beatrice rinfaccerà a Dante nel Purgatorio di aver amato dopo la sua morte. Esprime il tema stilnovistico della donna-angelo rivelatrice delle bellezze del Paradiso, utilizzando lo stile della ballata.
Rime Dottrinali
Queste rime sono strettamente connesse agli studi filosofici e teologici intrapresi da Dante dopo la morte di Beatrice. Argomenti complessi vengono presentati nel linguaggio della poesia amorosa, esprimendo la passione per il sapere in termini analoghi all'esperienza amorosa. Il desiderio di conoscenza, come il sentimento amoroso, è esposto a dubbi, riproducendo l'instabilità emotiva.
Rime Linguistiche: Le Petrose
Con le "Rime per la petra" (il termine "pietra" simboleggia la durezza d'animo della donna), Dante si confronta con le forme più ardue della poesia provenzale, in particolare il "trobar clus" di Arnaut Daniel. Gli atteggiamenti scontrosi della donna assumono connotati materiali e riflettono le difficoltà del linguaggio poetico stesso, che diventa aspro e complesso.
"Al poco giorno": Fa parte delle rime petrose, poesie dedicate a una donna "crudele come una pietra". La "donna Pietra" unisce le liriche più tecnicistiche di Dante, dove l'amore è "spinoso" e ostacolato. La poesia si ispira direttamente al trobar clus e presenta un congedo provenzale che ricapitola le parole-rima. La situazione iniziale è invernale, in contrapposizione alla convenzione primaverile della lirica cortese.
"Così nel mio parlar": La canzone più diffusa delle rime petrose. La situazione del desiderio di vendetta (fisica ed erotica) sulla donna crudele trova un corrispettivo formale nell'asprezza del linguaggio.
Rime allegoriche-morali
Queste rime risalgono agli anni dell'esilio e affrontano temi di forte intonazione morale. Dante denuncia l'ingiustizia dilagante e contrappone la propria solitudine.
Il linguaggio della poesia amorosa è lo strumento per trasmettere un messaggio di aspirazione a una vita civile regolata dalla giustizia.
Data la violenza della situazione contemporanea, la parola amorosa può solo affermare la propria solitudine, affidando al futuro una speranza vibrante.
Canzone allegorica "3 donne": Destinata a un trattato non scritto del Convivio sulla giustizia, fu composta nei primi tempi dell'esilio. Presenta un dialogo tra Amore e tre donne (Giustizia divina, Giustizia naturale, Legge positiva), collegando il travaglio interiore del poeta alle inquietudini della società del tempo.
La Tenzone con Forese Donati
Si tratta di uno scambio di sei sonetti (tre di Dante e tre di risposta dell'amico) con Forese Donati, fratello di Corso (capo dei Guelfi Neri) e parente della moglie di Dante, Gemma. È un'esercitazione in chiave comica, che mette in scena un linguaggio oltraggioso e risentito, giocato su allusioni malevole e ingiurie. Le accuse a Forese includono la trascuratezza della moglie, l'ingordigia e l'inclinazione al furto. Forese, a sua volta, accusa Dante di mendicità e codardia. Dante immaginerà poi di incontrare Forese nel girone dei golosi del Purgatorio, a dimostrazione dell'importanza di questa linea comica per il linguaggio dell'Inferno.
La Vita Nuova di Dante Alighieri: capolavoro di poesia e prosa
La Vita Nuova di Dante Alighieri è un'opera fondamentale che raccoglie le sue rime dedicate a Beatrice, una figura femminile fortemente simbolizzata.
Il testo non è una semplice raccolta di poesie, ma un'opera complessa dove ai componimenti poetici si affianca una prosa che narra vicende, descrive situazioni e fornisce commenti ai testi stessi.
Questi interventi in prosa fungono da raccordo tra le liriche, creando un flusso narrativo continuo.
Dante è stato il primo autore italiano a commentare storicamente le proprie rime in volgare.
Sebbene non sia stato il primo commentatore in volgare in assoluto (questo primato spetta ai trovatori occitanici con le loro vidas e razos, che mescolavano dati biografici con elementi leggendari per tradurre motivi lirici in narrazione), la Vita Nuova è concepita come una vida e una somma di razos, ispirandosi anche al De consolatione di Boezio.
L'intento di Dante è di narrare una vicenda autobiografica — il suo amore per Beatrice — che è al contempo un'avventura intellettuale, rendendola una narrazione esemplare.
Attraverso la scrittura, il poeta cerca consolazione per la morte di Beatrice.
Le liriche della Vita Nuova rappresentano una sintesi del modello poetico stilnovistico. Tuttavia, il linguaggio mostra una minor dipendenza dalla tradizione precedente, con pochi provenzalismi e sicilianismi, e una maggiore presenza di forme dittongate.
Il titolo "Vita Nuova" allude alla rivelazione di un'esperienza assoluta che conferisce nuovi significati alla vita del poeta e la rinnova. "Vita nuova" può anche essere interpretato nel senso di "giovinezza", che nella dottrina dantesca inizia a 25 anni, sottolineando il periodo formativo e trasformativo della sua esistenza.
Il Convivio: nascita della prosa filosofica in volgare
Il Convivio è un'opera in volgare di Dante Alighieri, concepita come un commento in prosa a canzoni dottrinali. In essa, Dante esplora i grandi temi della filosofia del suo tempo, mettendo a frutto gli studi intrapresi dopo la morte di Beatrice.
Dante era pienamente consapevole di essere un pioniere nel fondare una prosa filosofica in volgare.
A differenza della lirica, per questo tipo di scrittura non esisteva una tradizione volgare consolidata o influente. Le prime prose volgari tendevano a seguire modelli latino-classici (per i volgarizzamenti) o francesi (per la prosa narrativa).
Le scritture scientifiche costituivano una tradizione a sé stante, dipendente da fonti medievali.
Per creare la prosa argomentativa del Convivio, Dante adattò al toscano le strutture della prosa latina della filosofia scolastica.
In questo modo, non solo costruì la lingua della filosofia italiana, ma ne definì anche il vocabolario filosofico, ponendo le basi per lo sviluppo futuro della lingua italiana in questo ambito.
La Monarchia
La Monarchia è un trattato in latino suddiviso in 3 libri nel quale Dante interviene nella polemica politico-giuridica sul rapporto tra Impero e Chiesa:
Dante nel coinvolgimento dell’autorità pontificia nella politica mondana riconosce uno dei motivi principali dello stato di degenerazione della vita contemporanea.
Nella sua attività politica a Firenze aveva lottato per difendere l’autonomia civile del Comune dalle ingerenze di Bonifacio VIII ora dopo l’esperienza dell’esilio con la Monarchia egli intende difendere il punto di vista dell’autorità civile dell’Impero.
Il procedimento logico fondamentale è dato dal sillogismo aristotelico di cui Dante si serve per dimostrare la fallacia delle tesi avanzate dagli avversari dell’Impero: la trattazione è dialettico-didattica.
Il De Vulgari Eloquentia: la ricerca del volgare illustre
Il De Vulgari Eloquentia (DVE) è un trattato in prosa latina, preannunciato nel Convivio e probabilmente scritto parallelamente a quest'ultimo durante i primi anni dell'esilio di Dante. L'opera, rimasta incompiuta a causa del progetto della Commedia, aveva l'obiettivo di convincere i dotti del valore della lingua volgare.
Dante è il primo a porsi il problema dell'esistenza di un volgare comune o illustre, e la ricerca di questa lingua volgare comune è il tema centrale del DVE.
Naturalità e Nobiltà del Volgare:
nel DVE, Dante afferma la naturalità della lingua volgare, poiché appresa spontaneamente fin dall'infanzia. Questa posizione rovescia la tesi espressa nel Convivio: Dante dichiara che, proprio per questa sua naturalità, il volgare è più nobile del latino. Il latino, infatti, è considerato una lingua artificiale, creata successivamente ai volgari per consentire una comunicazione universale al di là delle differenziazioni locali.
Storia delle lingue umane
Per giustificare questa nuova visione, Dante traccia una storia delle lingue:
la lingua di Adamo si conservò come lingua sacra presso gli Ebrei.
dopo la punizione divina per la Torre di Babele, si formò una molteplicità di lingue in continua trasformazione.
La lingua dell'Europa meridionale si divise in tre lingue diverse ma vicine, che formano un "idioma triforme": la lingua d'oïl, la lingua d'oc e la lingua del sì (italiana).
a questa instabilità dei volgari si contrappone la stabilità e invariabilità del latino.
Classificazione dei Volgari Italiani: prima di individuare il volgare comune, Dante effettua una classificazione delle lingue di primaria importanza per la dialettologia storica.
Questa classificazione dei volgari medievali italo-romanzi segue un criterio etnico-geografico, assegnando a ogni regione un volgare specifico.
Dopo aver esaminato le lingue d'oïl e d'oc, Dante individua 14 volgari che contraddistinguono la "lingua del sì", sottolineando che il toscano non ha un ruolo predominante.
Nessuno di questi volgari regionali, tuttavia, sembra in grado di elevarsi al rango di volgare illustre.
Dante conclude che il valore unitario del volgare illustre esiste, ma va rintracciato nella lingua della tradizione poetica, dai Siciliani agli Stilnovisti, incluso Dante stesso. Questo "volgare letterario" è comune solo a una collettività ristretta di poeti.
Questa idea si basa sul fatto che i testi poetici disponibili a Dante venivano normalizzati dai copisti, appianando le differenze linguistiche tra autori di regioni diverse.
Questa è la prima volta che viene riconosciuta la formazione di una collettività linguistica su base esclusivamente letteraria/poetica, fondata sul linguaggio della poesia e non della prosa, che all'epoca non aveva ancora una tradizione illustre consolidata. Per Dante, la poesia è superiore alla prosa perché, grazie al legame delle rime, assicura stabilità alla lingua.
Per definire questa lingua letteraria, Dante propone di eliminare gli elementi troppo "municipali" dei volgari locali. Il volgare illustre dovrebbe accogliere parole senza troncamenti e senza consonanti doppie. L'eccessiva asprezza è ammessa solo per particolari esperimenti, come le "rime petrose".
Nel DVE, Dante traccia anche una storia della poesia italiana, dai Siciliani allo Stil Novo fino alla sua stessa opera, evidenziando il distacco dal volgare municipale dei siculo-toscani attraverso la grande poesia d'amore.
Nonostante le categorie linguistiche delineate nel DVE non saranno più valide quando Dante stesso le rovescerà nella Commedia, l'opera giustifica teoricamente la produzione in volgare e fa di Dante il primo critico e il primo storico della letteratura italiana.
Le 13 Epistolae
Dante scrisse varie lettere in latino le Epistolae di cui solo 13 sono giunte fino a noi e sono per lo piu lettere politiche.
Il testo fornisce un'analisi approfondita della Divina Commedia di Dante Alighieri, esaminando la sua datazione, il titolo, la struttura, le fonti filosofiche, la cosmologia, le interpretazioni critiche e l'innovazione linguistica che la rende un'opera cardine della letteratura mondiale.
La Divina Commedia
Datazione e Manoscritti
Nonostante l'assenza di documenti precisi, si ipotizza che Dante abbia iniziato la stesura della Commedia tra il 1304 e il 1307, dopo aver lasciato incompiuti il Convivio e il De Vulgari Eloquentia.
Le tre cantiche furono diffuse separatamente: l'Inferno probabilmente intorno al 1309, il Purgatorio prima del 1313, e il Paradiso iniziato nel 1316 e terminato negli ultimi anni di vita del poeta. Non si possiedono manoscritti autografi di Dante (a parte alcuni canti del Paradiso inviati a Cangrande della Scala); le più antiche trascrizioni sono i Memoriali bolognesi. L'edizione critica più recente (1966-67) di Giorgio Petrocchi si basa sulla "antica vulgata", confrontando i manoscritti precedenti a quelli di Boccaccio.
Il titolo originale dell'opera è Commedia, come ricordato due volte nell'Inferno (nel Paradiso si parla di "poema sacro"). L'aggettivo "Divina" fu aggiunto per la prima volta da Boccaccio nella sua biografia dantesca e fu integrato nel titolo solo a partire dal '500. Il termine "Commedia" si riferisce al carattere composito dell'opera, che mescola livelli stilistici diversi, sovrapponendo immagini basse e sublimi e accogliendo punti di vista contrastanti. Designa un universo che presenta la varietà della natura umana, con un linguaggio che si adegua alle molteplici esigenze della rappresentazione. Da Dante, il termine "Commedia" ha acquisito il significato di un mondo estremamente ricco e vario.
Struttura e Contenuto del Poema
Il poema si ricollega alla tradizione medievale delle visioni dell'aldilà e dei viaggi allegorici e morali, come il Tesoretto di Brunetto Latini.
Il Viaggio di Dante
La Commedia narra in prima persona il viaggio di Dante attraverso i tre regni dell'Inferno, Purgatorio e Paradiso. Il viaggio, della durata di una settimana, inizia l'8 aprile 1300, nella notte del Venerdì Santo.
Questo percorso consente a Dante di comprendere la struttura dell'universo, conoscere la condizione delle anime dopo la morte e giungere alla visione di Dio. Beatrice, che vive in cielo, ottiene che Virgilio sia la prima guida di Dante attraverso l'Inferno e il Purgatorio. Nel Paradiso Terrestre, Beatrice stessa appare per condurre il poeta nel Paradiso.
La struttura del poema è basata su rigorosi rapporti numerici, che prendono le mosse dal numero 3 (simbolo della Trinità) e dal numero 10 (numero perfetto) e i loro multipli.
Metro: Terzina o terza rima (sistemi di 3 strofe di 3 endecasillabi con rima incatenata, ogni rima si ripete 3 volte).
Canti: Un insieme continuo di terzine forma un canto.
Cantiche: Tre cantiche, ciascuna di 33 canti, più un canto introduttivo nell'Inferno, per un totale di 100 canti.
Struttura dei Regni: Ogni regno è divisibile in 10 parti:
Inferno: 9 cerchi + 1 vestibolo = 10.
Purgatorio: 9 parti (spiaggia, Antipurgatorio, 7 cornici) + Paradiso Terrestre = 10.
Paradiso: 9 cieli + Empireo = 10.
Parallelismi e Corrispondenze: Ogni cantica termina con la parola "stelle". Il canto VI di ogni cantica è di argomento politico (Firenze, Italia, Impero). Le anime dei dannati e dei penitenti sono raggruppate in terne, così come le anime beate e le guide di Dante (Virgilio, Beatrice, San Bernardo).
Esistono forti opposizioni tra Inferno e Purgatorio, che riflettono la divergenza tra dannazione/eternità delle pene e penitenza/transitorietà. La montagna del Purgatorio è agli antipodi dell'abisso infernale, entrambi generati dalla caduta di Lucifero. L'ordine interno procede dal meno grave al più grave nell'Inferno e viceversa nel Purgatorio. Il cammino è in discesa nell'Inferno e in salita nel Purgatorio. Una "selva oscura" all'inizio dell'Inferno è parallela alla "selva amena" dell'Eden.
Invenzione, Verità e Interpretazioni
Dante narra il suo viaggio come se fosse realmente accaduto, rivendicandone la veridicità. Per il poeta, il viaggio è un percorso di redenzione e salvezza, un'operazione ascetica che conduce alla verità. Allo stesso tempo, si offre come immagine esemplare di ogni esperienza umana, un'opera dottrinale che trasmette verità religiose, morali e filosofiche secondo il modello dell'allegoria. Tuttavia, l'allegoria in senso stretto si trova solo in alcune figurazioni (es. il Veglio di Creta, i sogni nel Purgatorio, la processione del Paradiso Terrestre).
La maggior parte delle figurazioni sono simboli indeterminati o richiamano per analogia episodi sacri o motivi filosofici/religiosi. Virgilio rappresenta la ragione umana, mentre Beatrice la fede e la scienza divina.
L'Interpretazione di Singleton
Il critico americano Charles Singleton ha evidenziato la struttura della Commedia come un sistema religioso, filosofico e morale di stampo medievale e scolastico, che lega gli episodi attraverso una trama segreta di valori dottrinali. Nonostante ciò, figure allegoriche come Virgilio e Beatrice sono rappresentate come figure vive.
L'Interpretazione Figurativa di Auerbach
Erich Auerbach ha insistito sul concetto di figura, legato all'esegesi biblica. La lettura della Commedia rivelerebbe un rapporto tra figure della realtà umana e storica e i significati ultimi che esse acquisiscono nell'aldilà. La vita terrena è un preludio alla condizione immutabile dell'oltretomba. Dante non si limita a tradurre un sistema dottrinale in poesia, ma la sua grandezza risiede nell'intreccio tra sistema dottrinale/religioso e l'irriducibile individualità dei personaggi.
La concezione dantesca dell'universo si basa sulla filosofia aristotelica e sulla sua interpretazione da parte della scolastica del XIII secolo (in particolare Tommaso d'Aquino), ma include anche influenze dell'averroismo e di Alberto Magno. Dante tiene conto anche della tradizione platonica (tramite Boezio e Sant'Agostino) e aggiunge una prospettiva mistica, con un accento sull'impulso dell'anima a salire verso Dio (influenzato dal francescanesimo). Dal punto di vista morale, è determinante l'insegnamento dei classici latini come Cicerone. Le cognizioni geografiche e astronomiche derivano dalle scienze medievali (sistema tolemaico).
Dante concepisce la conoscenza umana come un processo che, partendo dall'osservazione della realtà sensibile, raggiunge i livelli più alti attraverso la fede, strumento che rivela verità inaccessibili alla ragione.
Natura Divina e Cosmologia
Dio è pura sapienza, volontà e amore, il primo motore immobile. Il movimento si propaga per impulso divino e si trasmette gerarchicamente attraverso i nove cieli concentrici e rotanti, ognuno mosso da intelligenze angeliche (corrispondenti alle nove schiere).
La Commedia riflette la visione geocentrica dell'universo di Claudio Tolomeo, accolta da San Tommaso. La Terra è una sfera immobile al centro, divisa in due emisferi: quello boreale (abitato, con Gerusalemme al centro) e quello australe (coperto dalle acque, con la montagna del Purgatorio e il Paradiso Terrestre agli antipodi di Gerusalemme). L'origine di Inferno e Purgatorio è attribuita alla caduta di Lucifero. I nove cieli (Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove, Saturno, Cielo delle Stelle Fisse, Cielo Cristallino o Primo Mobile) sono tutti contenuti nell'Empireo, dimora di Dio, degli angeli e dei beati.
Il corpo e la parte sensibile dell'anima umana sono soggetti alle necessità universali, ma la parte razionale dell'anima è creata direttamente da Dio. Sebbene Dio conosca il destino di ognuno, all'uomo è concessa la responsabilità delle proprie azioni e il libero arbitrio. L'uomo ha la possibilità di risalire la scala dell'universo fino alla contemplazione della Verità.
Il Mondo Ultraterreno e il Giudizio:
al centro della Terra, in fondo all'Inferno (vicino a Gerusalemme), è confitto Lucifero. L'uomo fu creato per sostituire gli angeli decaduti e collocato nel Paradiso Terrestre. Dopo il peccato originale, l'uomo fu cacciato e ebbe inizio la vita storica.
Nell'aldilà, le anime si dividono in tre schiere:
Dannati: espiano eternamente i peccati nell'Inferno.
Anime penitenti: si purificano nel Purgatorio per salire in Paradiso.
Beati: trionfano in Paradiso nella contemplazione eterna di Dio. Il Giorno del Giudizio, le anime recupereranno i corpi risorti e vivranno in eterno nella beatitudine o nella dannazione.
Il Giudizio sul Mondo Storico e Politico
Dante si attribuisce il compito di mostrare gli effetti del giudizio divino, valutando le esistenze umane in rapporto al bene e al male. Il suo esilio e la sua critica alla corruzione politica trovano nella Commedia una forma di riscatto simbolico, appellandosi alla volontà divina. La sua esigenza di giustizia si lega a una visione provvidenziale della storia. La concezione dantesca rivaluta la funzione dell'Impero Romano, la cui natura provvidenziale è spiegata nella Monarchia. Egli riconosce nel mondo antico valori civili supremi, pur con la commozione per coloro che, pur sapienti, restano esclusi dalla visione di Dio (es. Virgilio).
La tematica politica è onnipresente. Il conflitto tra Chiesa e Impero, causato dalla compromissione della Chiesa con il potere temporale, ha generato corruzione sociale (specie la cupidigia). Dante vede un momento di equilibrio nell'origine del mondo comunale e nell'antica nobiltà. Molti incontri nell'oltretomba rivelano lo sdegno divino e profetizzano vendette, ma c'è sempre la speranza di pace e giustizia universali, legata al carattere provvidenziale della storia.
Dante come Personaggio-Poeta e Realismo Figurativo
Il Personaggio-Poeta
Nella Commedia, Dante raggiunge il culmine della sua ricerca di un valore assoluto. La poesia è uno sforzo continuo per trarre il massimo senso dalla parola. Il viaggio dantesco è anche una ricerca di Beatrice, che, pur divenendo immagine simbolica e allegorica dei valori che conducono a Dio (fede, scienza divina, grazia), mantiene la sua immagine di donna reale e terrena.
Il racconto del viaggio ultraterreno si intreccia con il farsi del poema e con la storia personale e letteraria di Dante, che si presenta come un personaggio-poeta (secondo Contini). Virgilio, il maggior poeta latino, è la sua prima guida, simboleggiando la ragione umana e la capacità di risolvere problemi dottrinali. Beatrice invita Virgilio a soccorrere Dante e lo condurrà nel Paradiso, glorificando la sua figura cardine.
Incontri con Poeti e Padri della Chiesa:
Dante mette in gioco i suoi rapporti con la tradizione poetica:
Nel Limbo, è accolto dai poeti antichi, stabilendo un legame con la poesia classica.
L'incontro con i lussuriosi nell'Inferno ispira una riflessione amara sulla poesia amorosa e i suoi effetti.
L'incontro con Cavalcante de' Cavalcanti (padre di Guido) sottolinea il distacco di Dante dalle "vie negative" dell'amico.
Gli incontri con Brunetto Latini o Bertran de Born evidenziano il nesso tra cultura ed educazione morale e politica.
Nel Purgatorio, incontri con Casella, Sordello, Forese Donati, Bonagiunta da Lucca, Guido Guinizzelli e Arnaut Daniel permettono a Dante di definire i suoi obiettivi letterari.
L'episodio di Stazio (poeta latino convertito al Cristianesimo dalla lettura di Virgilio) celebra la poesia del maestro.
Nel Paradiso, le apparizioni di poeti profani si fanno rare, mentre aumentano quelle di Padri della Chiesa e intellettuali ecclesiastici. La presenza di Beatrice, con il suo sguardo e sorriso, intensifica gli schemi stilnovistici.
La Commedia è animata da una continua tensione agonistica, coinvolgendo direttamente il lettore. La figura dell'autore, un "personaggio-uomo-poeta", non è astratta, ma concreta, con la sua storia personale e letteraria, assumendo su di sé la ricerca dell'essenziale per l'umanità e la società, rendendo la sua esperienza individuale un paradigma universale.
Realismo Figurativo
Dal rapporto tra l'esistenza di Dante e la pienezza della visione di Dio deriva il realismo figurale (concetto di Auerbach): le forme terrene acquisiscono una veste definitiva e assoluta nell'aldilà, mantenendo la loro concretezza. La vita mondana continua a operare come ricordo, partecipazione al presente e ansia per il futuro, ma come "temporalità contenuta nell'eternità".
Le anime dei dannati e del Purgatorio appaiono fisicamente determinate grazie alla teoria del corpo aereo (Purgatorio XXV): dopo la morte, le anime mantengono un'apparenza corporea simile all'originale per la condensazione dell'aria, percependo patimenti e deformazioni.
Il realismo figurale assume forme diverse in ogni cantica:
Inferno: Rappresentazione che si accanisce sui segni della sofferenza fisica, anche animalesca, mescolando elementi comici, orrore e malinconia.
Purgatorio: Rappresentazione più delicata e sfumata, con movimenti lenti e pacati, dolore con risonanze interiori e ricordo nostalgico della vita mondana.
Paradiso: Regno di immagini non rapportabili all'occhio mortale, ma i giochi luminosi e sonori e le figure sono fortemente radicate in una realtà fisica e umana.
Numerosi riferimenti alla quotidianità tramite similitudini inseriscono la realtà mondana nell'aldilà. Le anime raccontano le loro vicende personali legate a fatti storici, mitici o di cronaca, annodando il loro passato terreno alla condizione ultraterrena. Poiché il viaggio è ambientato nel 1300 ma scritto più tardi, Dante affida a molti personaggi profezie (spesso post eventum) sul suo destino o sul futuro dell'umanità.
La Creazione di una Lingua Poetica
Il linguaggio della Commedia amplia gli orizzonti sintattici e lessicali della poesia volgare del XIII secolo, con una varietà di registri che attinge sia alla lingua bassa che a quella nobile. La scelta del genere comico si riflette nel plurilinguismo del testo, aperto a diversi influssi: stile elevato/tragico, medio/elegiaco, basso/comico. I canoni di selezione linguistica del DVE si frammentano in una molteplicità di apporti da latino, francese, provenzale, siciliano, dialetti e letteratura classica/cristiana, creando un ibridismo linguistico.
Questo plurilinguismo può essere:
Riflesso: quando connota il linguaggio di un personaggio con allusioni lessicali al suo idioma nativo.
Irriflesso: quando subentrano lasciti idiomatici non fiorentini acquisiti da Dante durante gli spostamenti. Tra i tratti non fiorentini si trovano latinismi, gallicismi, provenzalismi, sicilianismi, settentrionalismi e fiorentinismi popolari. Questa varietà risponde all'esigenza di rappresentare la confusione linguistica dell'oltretomba, specialmente dell'Inferno. Notevole è la scrematura dei termini astratti in "-anza", prefigurando Petrarca.
Sebbene la Commedia sia l'opera più fiorentina di Dante (i sostantivi hanno veste toscano-fiorentina), la sua polimorfia linguistica è enorme, con invenzioni lessicali (specie verbi parasintetici). Il poema eleva al grado alto del discorso letterario i modi linguistici precedentemente usati solo per sonetti e componimenti realistico-comici.
Le similitudini acquisiscono un ruolo e un'estensione nuovi.
Nuove Possibilità Espressive del Volgare e Fondazione dell'Italiano Letterario:
Dante trae spunti dalla letteratura latina e volgare, ma mostra un marcato interesse per il linguaggio parlato e colloquiale, anche nelle forme popolaresche. Il volgare acquisisce possibilità espressive prima sconosciute.
Dante elimina la schematicità e la monotonia paratattica della scrittura contemporanea, innestando un ritmo di racconto originale sulla struttura della terzina. La sua vena sperimentale, pur basandosi sulla padronanza del latino classico e della retorica medievale, trova la sua autentica ragione nell'adesione alla vitalità del volgare. Le invenzioni lessicali sono funzionali alle necessità espressive, con ampio uso di termini toscani, dialetti settentrionali, lingue romanze e latino.
La creatività linguistica della Commedia è legata al vivo senso della storicità del linguaggio (già nel DVE e poi corretto nel Paradiso XXVI riguardo alla lingua di Adamo). Con la Commedia, il volgare italiano raggiunge una statura letteraria superiore a quella delle lingue romanze vicine, acquisendo una posizione di supremazia fino al '500 e diventando un riferimento per la diffusione di una forma media di comunicazione linguistica nazionale su base toscana.
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